Lo sviluppo “insostenibile”. L’allarme clima visto dai web-magazine.

 

 

 

A cura di  Irene Campanella



Il più alto responsabile delle Nazioni Unite per la lotta contro il cambiamento climatico (UNFCC) Yvo de Boer, lo riferiscono http://www.ansa.it/ e http://it.news.yahoo.com/, ha lanciato un grido d’allarme e chiesto un vertice internazionale urgente per affrontare il problema, invitando nel contempo il neosegretario generale dell’ONU Ban Ki Moon a accuparsene e a farne “la sua priorità”, ha infatti dichiarato <<Spero che il segretario generale farà di tale questione la sua priorità e che convocherà rapidamente un vertice di capi di stato e di governo (in materia)>>.
Il vertice auspicato da De Boer, per il quale non ha fornito particolari quanto a tempi e partecipanti, prosegue  http://www.swissinfo.org/ita, dovrà permettere, ha dichiarato, di sottoporre ai leader presenti “cinque principi fondamentali” per fare avanzare negoziati sulla lotta contro il riscaldamento del pianeta.
Come elencano http://www.ansa.it/
e http://www.confinionline.it/, i cinque principi secondo il segretario generale dell’ UNFCC, che servirebbero di base per i futuri negoziati sul clima sono:
- la necessità di una risposta mondiale al problema;
- la partecipazione dei paesi in via di sviluppo, tra cui Cina, India e Brasile;
- il riconoscimento della loro preoccupazione primaria, vale a dire soprattutto lo sviluppo economico e la lotta conto la povertà;
- il ricorso ai meccanismi di mercato per aiutare le economie in via di sviluppo.
Il gruppo intergovernativo d’esperti sul clima, incaricato dall’ONU, dovrà consegnare il suo rapporto il primo Febbraio prossimo a Parigi. Esso dovrebbe confermare l’ampiezza e l’accelerazione del riscaldamento planetario dovuto alle attività umane, in particolare la produzione e il consumo d’energia di origine fossile (petrolio, gas, carbone).
Su http://www.ansa.it/ e  http://www.aprileonline.info, si legge che, secondo l’UNEP, il programma Ambiente dell’ONU, il 70% circa dei terreni coltivati in aree semi aride o vicine ai deserti è già degradato o soggetto a desertificazione. Nei paesi più poveri in fatti - specie in Africa- la necessità di soddisfare le esigenze vitali di popolazioni in crescita determina una pressione sempre più forte sulle risorse naturali, e idriche in particolare, mettendole ulteriormente a rischio.
Secondo uno studio della FAO, http://www.fao.org/, a causa del riscaldamento globale le specie arboree tendono a spostarsi verso latitudini più alte e altitudini maggiori. Un simile cambiamento renderebbe, tuttavia, molte specie più vulnerabili alle pressioni genetiche ed ambientali, dal momento che gli habitat montanari sono generalmente di dimensioni ridotte e quindi a sua volta limiterebbe la consistenza numerica delle singole specie e quindi la diversità del pool genetico.
Negli ultimi anni il bacino del Mediterraneo, ritenuto uno dei 25 siti mondiali per la biodiversità, è stato caratterizzato da eventi esterni quali alluvioni, aumento della temperatura e siccità. Come aggiunge  http://www.lanuovaecologia.it, il riscaldamento climatico potrebbe trasformare il Mare del Nord nella nuova riviera e ridurre il Mediterraneo in un’area torbida, con conseguenze drammatiche per il turismo e l’economia dell’Italia, Grecia e Spagna.
Il bacino del Mediterraneo rappresenta una zona di transizione attraversata dal Sahara. Secondo l’UE, l’Italia in 20 anni ha visto triplicare la portata del fenomeno di degradamento dei terreni e che il 27% del territorio nazionale è a rischio desertificazione, specie nel sud: la Puglia è la regione più in pericolo con il 60% della superficie, seguita da Basilicata(45%), Sicilia (47) e Sardegna(31%).
Come riportano http://www.legambiente.it/ e http://www.confinionline.it/, Francesco Ferrante, direttore generale di Lega ambiente, riferendosi alle ultime dichiarazioni del Segretario Generale della convenzione ONU sul cambiamento climatico, dichiara “Auspichiamo che il gran parlare di cambiamenti climatici registrato in questi giorni, e il forte richiamo del responsabile delle Nazioni Unite Yvo de Boer che non siano solo chiacchere destinate a rimanere tali, ma si traducano in vere azioni di governi. E’ tempo di chiudere la stagione delle analisi e degli allarmismi e di aprire quella delle azioni politiche nazionali e internazionali per invertire la rotta e ridurre le emissioni di gas serra”. Aggiunge sempre Ferrante “Speriamo che almeno l’Europa dimostri più pragmatismo, che non si limiti alle parole, ma che siano in grado di passare alle decisioni concrete”.
Il 10 gennaio, come riferisce http://www.verdi.it/, il presidente della Commissione europea Barroso ha presentato, insieme ai commissari Piebalgs (Energia) e Dimas (Ambiente), il così detto “pacchetto sull’energia”, la comunicazione della Commissione al Consiglio europeo in vista dell’adozione, da parte dei ventisette stati membri dell’UE, di un piano d’azione sulle priorità della politica energetica europea che sarà discusso l’8 e il 9 marzo prossimi. Il progetto, come riporta http://www.rainews24.rai.it/, ha proposto la riduzione di almeno il 20% entro il 2020 delle emissioni di gas serra dei ventisette. In ogni caso la Commissione è convinta che quando un accordo internazionale sarà raggiunto sul dopo 2012, questo porterà ad un taglio delle emissioni del 30% entro il 2020 da parte dei paesi industrializzati. Così i tetti proposti nell’analisi strategica della politica energetica europea e il relativo pacchetto energetico, come riporta http://www.ansa.it/, sono, oltre alla riduzione del 30% delle emissioni di Co2 entro il 2020, uno del 60-80% entro il 2050. Il Parlamento Europeo sollecita lo sviluppo delle energie rinnovabili grazie ad un quadro di schemi di sostegno armonizzati nell’ambito di un “Road Map” più ampio. La decisione del Parlamento Europeo, è stata valutata con soddisfazioni del gruppo dei Verdi. Secondo un suo esponente, Claude Tunes, il Parlamento Europeo ha lanciato un messaggio forte sul fatto che efficacia energetica e fonti rinnovabili debbano figurare tra le priorità dell’analisi strategica della politica energetica dell’UE.
Il piano d’azione per l’Efficienza Energetica, come riferisce http://ec.europa.eu/,
- mette in luce l’importanza di applicare norme minime di rendita energetica ad un ampio ventaglio di apparecchiature e prodotti (dagli elettrodomestici come frigoriferi e i condizionatori fino alle pompe e ventilatori industriali, nonché agli edifici e a i servizi energetici. Insieme alle classi d’efficienza e ai sistemi di etichettatura, l’introduzione di norme minime di rendimento energetico rappresentano uno strumento importante per eliminare dal mercato i prodotti che consumano troppo, per informare i consumatori sui prodotti più efficienti e per trasformare il mercato rendendone più efficiente attraverso il profilo energetico;
- il piano, inoltre, evidenzia le diverse possibilità per ridurre le perdite a livello di generazione, trasmissione e distribuzione dell’energia elettrica; propone anche strumenti per incrementare l’efficienza degli impianti di generazioni nuovi ed esistenti, e per ridurre le perdite in fase di trasmissione e distribuzione;
- viene presentato anche un complesso di misure volte a migliorare l’efficienza energetica nel settore dei trasporti.
- il piano riconosce che è possibile risparmiare energia, in particolare utilizzando auto a basso consumo di carburante, sviluppando il mercato di veicoli meno inquinanti, garantendo la corretta pressione dei pneumatici.
Per il presidente della Commissione Europea, Josè Manuel Barroso, come si legge su http://www.rainews24.rai.it/ e  http://www.lanuovaecologia.it, <<Le sfide del cambiamento climatico, della crescente dipendenza dall’importazione e dei più alti prezzi dell’energia devono essere affrontate da tutti i membri dell’UE>>.
La proposta presentata dalla Commissione, continua Barroso, <<dimostra il nostro impegno per una leadership e una visione a lungo termine per una nuova politica energetica per l’Europa che  risponde al cambiamento climatico. Dobbiamo agire adesso per definire il mondo di domani>>.
La strategia di Barroso, lo sottolinea http://www.verdi.it/, rappresenta la mediazione per le posizioni del commissario tedesco Verheugen (che avrebbe preferito un impegno per il 15%) e del greco Dimas (che voleva un impegno del 30%).
Alle parole di Barroso, come aggiunge
http://www.rainews24.rai.it/

, ha fatto eco il commissario UE all’energia Andris Piebalgs, secondo cui <<Se prendiamo le giuste decisioni adesso l’Europa può guidare il mondo verso una nuova rivoluzione industriale: lo sviluppo di un’economia a basse emissioni di carbonio>>. Il commissario UE all’ambiente Stavros Domas ha dichiarato che <<Il cambiamento climatico è una delle più gravi minacce al nostro pianeta>>. Ha inoltre fatto un appello al resto dei paesi industrializzati affinché seguano l’esempio europeo e <<accelerino il progresso verso una accordo internazionale sulla riduzione delle emissioni globali>>.
L’allarme lanciato a livello europeo, come riferito da  http://www.ansa.it e  http://www.tgcom.mediaset.it/, fa crescere la paura per l’effetto serra e il riscaldamento del clima che arriva subito dopo criminalità e guerra. Sono a rischio il 25% del prodotto interno italiano, rappresentato da quel mix di territorio, agricoltura, ambiente e turismo che rappresentano il made in italy , ha concluso il presidente dell’associazione nazionale bonifiche (Anbi), Massimo Gargano.
L’Italia si presenta ultima sulla sfida nelle rinnovabili, mentre il ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, solleva un altro tema, quello dell’adattamento ai cambiamenti già in atto e propone un programma di misure nazionali a livelli, le prime nelle industrie e le seconde su edilizia e trasporti. Intanto, come rivelano http://www.ansa.it e http://www.agenziaitalia.it/, gli italiani hanno sempre più paura della crisi del clima e in un anno la percentuale di chi teme le conseguenze della febbre del pianeta, secondo i risultati di un’indagine Res Pubblica Swg-Confesercenti, è salita del 4%.
Al rapporto UE sull’energia, vi è un richiamo al nostro paese, come si legge su http://www.lanuovaecologia.it; <<Lontani da obiettivi europei>>; nonostante un forte sviluppo nei settori dell’eolico, del biogas e del biodiesel, l’Italia è molto lontana da raggiungere gli obiettivi fissati sia a livello nazionale sia a livello europeo>>. Prosegue ancora il rapporto, <<Parecchi fattori contribuiscono a questa situazione. Innanzi tutto ci sono grandi elementi di incertezza dovuti a cambi politici. In secondo luogo, si legge  nel rapporto della Commissione, ci sono restrizioni amministrative come sistema complesso per le procedure di autorizzazione a livello locale. Terzo, esistono benefici finanziari che rendono molto elevati i costi di connessioni alle reti>>. <<Da anni>> -afferma Pecoraro Scanio- <<gli scienziati sono concordi nell’affermare che il clima sta cambiando, ma sinora si è fatto troppo poco. Serve una vera svolta, a partire delle politiche energetiche e di difesa del suolo>>, continua il ministro, <<il protocollo di Kyoto non è sufficiente, dovremmo pensare a rafforzarlo, perché bisogna ridurre entro il 2050 di almeno il 50% l’emissione di anidride carbonica nell’atmosfera>>. In http://www.greenreport.it/ si legge il seguito del discorso del ministro Pecoraro, che prosegue <<Nel 2007 si terrà la seconda conferenza nazionale sul clima, un appuntamento importante che dovrà servire ad identificare le misure da prendere per contrastare i cambiamenti climatici e limitare la pericolosa conseguenza per il nostro pianeta.>>
Per Angelo Bonelli, capogruppo dei Verdi alla Camera afferma <<I dati dello studio della commissione europea confermano ancora una svolta che i cambiamenti climatici in atto sono un’emergenza mondiale e che l’Italia potrebbe subire gravi conseguenze>>. <<L’Italia>> continua Bonelli, lo riporta http://www.ecquologia.it/, ha ancora molta strada da percorrere per contrastare efficacemente i cambiamenti climatici e dopo lo studio della Commissione Europea, è chiaro che non si può più tergiversare: serve una svolta concreta a partire dall’energia, dai trasporti e dalla tutela del suolo>>.